Don't take me home. Dal mondiale delle freccette - Rivista Contrasti

2023-02-22 17:31:20 By : Mr. James Wang

Senza alcuna motivazione logica ero convinto che Alexandra Palace, da quindici anni casa del PDC World Darts Championship (mondiale delle freccette), si trovasse in centro a Londra e fosse raggiungibile in un paio di fermate di metro. Mi sbagliavo. Il tempo in più, impiegato per raggiungere Ally Pally, era il tempo in meno per cercare il travestimento perfetto per la serata, tempo che mi resi conto non c’era affatto.

Contrariamente all’eccezione Qatar, qui ogni anno mondiale fa rima con Natale, tutti ti guardano male se non hai in mano una caraffa di birra da un litro e se non sei travestito da personaggio dei cartoni o da qualsiasi altra cosa folle. Già in discreto ritardo, per non farmi mancare nulla, Uber mi lascia davanti all’entrata sbagliata. Inizio subito a camminare velocemente, rischiando di volare un paio di volte sul ghiaccio, con quel nervoso misto ad eccitazione di chi non riesce più ad aspettare.

È da poco meno di dieci anni che seguo le freccette e, nonostante avessi un biglietto per entrambe le ultime due edizioni del mondiale, non ero ancora riuscito a vedere dal vivo il torneo più importante del mondo. Entro e mi ritrovo in quella che poteva essere una normalissima area food, ma dopo aver visto una “betting area” e una grossa scritta “score-spin-win” la fame passa subito in secondo piano. Se realizzi 110 o più punti con sei frecce puoi girare una ruota che ti fa vincere un premio, posso farcela. Mi metto in fila dietro a una decina di persone, due vestiti da Teletubbies, uno da Mario e qualche qualche Babbo Natale ma nessuno riesce a realizzare i punti necessari.

Tocca a me, sobrio e vestito come una persona normale, praticamente un coglione.

115 punti con sei frecce, mi sento come Messi con la coppa in mano ma addosso non ho una sorta di zanzariera e sto alzando la fascia per capelli Ladbrokes vinta dopo aver girato la ruota. Dopo qualche birra e un pezzo di pizza, finalmente raggiungo con i miei tre amici la piccola tribuna che ci ospiterà, circondati da ragazzi inglesi che sicuramente hanno bevuto qualche caraffa in più di noi.

La visuale è particolare: per seguire la partita serve guardare il maxischermo indipendentemente dal posto che occupi, tavolo o tribuna che sia; per ammirare lo spettacolo e i cori del pubblico basta alzarsi in piedi e lasciarsi coinvolgere. Un gruppo di giovani accanto a noi balza in piedi di punto in bianco e, senza nessun legame con quello che stava succedendo in pedana tra i due giocatori, alza un coro: “If you ever seen a Scooby down a pint” ripetendolo più volte puntando il dito verso un ragazzo vestito da Scooby-Doo qualche fila più avanti che stava bevendo normalmente la sua pinta. Lui la finisce alla goccia e si mette il bicchiere per cappello.

Questo coro, con annesse conseguenze appena descritte, prende di mira per una buona mezz’ora chiunque viene visto sorseggiare una birra nel nostro settore e, come potete immaginare, le occasioni non sono mancate. I cori più classici non esitano a partire e dopo qualche “stand up if you love the darts”, “don’t take me home”, quello per I fratelli Tourè e l’immancabile “boring boring tables” rivolto agli spettatori seduti ai tavoli, torno nella magica zona iniziale per fare una giocata prima del main event della serata.

Il protagonista è uno dei miei idoli, Nathan Aspinall, giocatore di ottimo livello cresciuto nella working class inglese e con alle spalle un passato da portiere di calcio con le giovanili dello Stockport Country. Il suo walk-in è uno dei migliori, entra i pedana accompagnato da Mr. Brightside dei The Killers e come sempre non c’è una singola persona che non la canta.

Qualche minuto prima della sua vittoria, facile come da pronostico, nella zona dei lunghi tavoli oltre ai fiumi di alcool appare una bandiera dell’Argentina, sequestrata dopo una manciata di secondi. Andare a vedere i darts in Inghilterra implica automaticamente il lasciare magliette o quant’altro riguardanti il calcio, regola scritta nelle condizioni del biglietto.

Mi avvio verso l’uscita e rifletto su quanto oltremanica si prenda seriamente questo sport, non per il canale Sky Sport Darts dedicato in TV, ma per come qui si riesca a mettere da parte addirittura la propria fede calcistica in favore di ore tra birre e cori goliardici. La mia mente viaggia verso altre riflessioni ma dopo una decida di secondi, appena uscito, vedo tre Power Rangers rotolarsi nel prato ghiacciato in una Londra a -5 gradi che avevo già dimenticato dopo quattro ore passate in totale trance.

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