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Treviso, Luigi Pilloni, 61 anni, finito nell'elenco dei sospettati: «Non c'entro e non voglio dovermi giustificare». La moglie: «Senza di me non va da nessuna parte e, soprattutto, non sa nulla di ordigni»
«Sono in imbarazzo: io non ho fatto niente di male e non voglio dovermi giustificare». È arrabbiato, Luigi Pilloni. È lui - questo trevigiano di 61 anni - il «nome nuovo» finito nell’elenco degli undici indagati per gli attentati «con finalità di terrorismo» messo insieme dalla procura di Trieste, che ha riaperto l’inchiesta su Unabomber. Per quanto riguarda gli altri dieci, si tratta di uomini che già in passato furono sospettati di avere a che fare con il bombarolo che a cavallo tra gli anni Novanta e i primi Duemila disseminò il Nordest di ordigni esplosivi. Tra loro, altri due veneti: l’imprenditore Lorenzo Benedetti di Orsago (Treviso), e il bellunese Galliano Zornitta, il fratello di Elvo, l’ingegnere di Azzano Decimo contro il quale per anni si puntò il dito salvo poi scoprire che la principale prova contro di lui era stata costruita da un poliziotto della Scientifica. Origini sarde, operaio in una fabbrica della Marca, sposato due volte e con tre figli ormai grandi, Pilloni fino a prova contraria è l’ennesima vittima collaterale di Unabomber, che ora teme di finire nello stesso tritacarne che ha segnato la vita di Zornitta. In fondo, è stato lo stesso procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, a spiegare che le iscrizioni sul registro degli indagati sono soltanto un «atto dovuto», necessario per poter eseguire i test genetici sui capelli e le tracce di saliva ritrovate sui reperti sequestrati all’epoca.
L’incidente probatorio è fissato per il 13 marzo e il giudice ha affidato l’incarico alla biologa Elena Pilli e al comandante del Ris di Parma, Giampietro Lago. «Non devo fornire spiegazioni a nessuno» si sfoga Pilloni. «Semmai, se i carabinieri vorranno chiedermi qualcosa, dirò tutto a loro. Ma io con questa storia non c’entro nulla». Abita in una vecchia casa circondata dai vitigni a Gaiarine, seimila anime in provincia di Treviso. La moglie Johana è ancora incredula: «Stiamo insieme dal 6 settembre del 2004: io ero appena arrivata in Italia dalla Romania e l’ho conosciuto in discoteca. Da allora siamo inseparabili, figuriamoci se non mi sarei accorta che da vent’anni dormo nello stesso letto di Unabomber». A puntare il dito contro Pilloni, che non era mai neppure stato sfiorato dalle precedenti inchieste, è stato un testimone «la cui attendibilità - ammette lo stesso procuratore di Trieste - appare problematica ed è tutta da verificare». Ma in un paesino come Gaiarine, i pettegolezzi corrono veloci. Marito e moglie hanno parlato anche di questo. «Non abbiamo la minima idea di chi possa aver accusato Luigi di una cosa del genere - spiega Johana - viviamo qui ma non abbiamo molti amici. Ci conosce il nostro vicino di casa, ma è sempre molto gentile, non credo sia stato lui...». Sempre la moglie prova a mettere insieme i pezzi di questa storia, pescando nei ricordi della loro relazione. Vorrebbe poter fornire un’alibi ma si rende conto che è quasi impossibile da trovare, dopo tutto questo tempo. «Gli ultimi attentati risalgono al 2007, quando già vivevamo insieme. Senza di me non va da nessuna parte, e quando ho letto degli ordigni nella spiaggia di Bibione gli ho pure fatto notare che a Bibione lui non mi ci ha mai portata. Ma soprattutto, Luigi non sa nulla di ordigni. Quand’era ragazzo ha fatto per quattro anni il militare, però al massimo imbracciava il mitra, di certo non costruiva le bombe...».
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Pilloni dice di non volere altre scocciature. Non si è neppure preso un legale di fiducia e lo Stato gliene ha dovuto assegnare uno d’ufficio, l’avvocato Alessandra Devetag, la stessa che difende buona parte degli undici uomini finiti nell’inchiesta su Unabomber. «Non siamo ricchi - allarga la braccia la moglie - ma siamo persone perbene, in vita nostra abbiamo preso solo una multa per eccesso di velocità. Luigi è l’uomo più buono del mondo, non farebbe del male a una mosca. Letteralmente. Nel senso che quando gli chiedo di ammazzare una zanzara mi risponde che con le zanzare devo imparare a conviverci. Figuriamoci se si mette a costruire le bombe...». Ora basta, dice Pilloni. «Non c’entro nulla. E di questa cosa non voglio parlare mai più».
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